Dopo quarant’anni trascorsi in Argentina, Roberto, scrittore ormai cieco, torna a Napoli per la morte della madre. Insieme con il fratello Lorenzo, musicista mancato e che dalla Campania non si è mai mosso, intraprenderà un viaggio della memoria nella città della sua giovinezza, che non può più vedere ma solo percepire attraverso i sensi che gli restano, i ricordi e l’immaginazione, alla ricerca del tragico motivo del suo addio.
È interessante l’esordio alla regia del napoletano Marco Chiappetta, film prodotto dai Teatri Uniti di Mario Martone e che presenta più di un’analogia con Nostalgia, ultimo premiato film del regista napoletano (candidato per l’Italia ai premi Oscar). Santa Lucia, però, arriva da una gestazione lunga dieci anni, così i punti di contatto tra le due opere sono solo nella sensibilità simile dei due registi. Chiappetta riesce infatti a miscelare bene i piani teatrali e cinematografici realizzando un film di sentimenti e rancori, dove il confronto fraterno - giocato con primi piani impegnativi e dialoghi serrati - si dipana nella memoria e nei rimpianti. Gioco sostenuto bene da Renato Carpentieri nei panni dello scrittore e da Andrea Renzi in quelli del fratello Lorenzo.
Santa Lucia non è esente da difetti (forse c’è un’indulgenza troppo marcata sui differenti piani narrativi), ma è fondamentalmente sincera e a tratti matura. Ora aspettiamo Chiappetta a una seconda opera in cui possa osare di più e rischiare un obiettivo più alto che lo porti fuori anche dai territori a lui conosciuti.