Il segreto del film ce lo svela Maria verso la fine della storia: “l’amore quando arriva bisogna accettarlo, senza riserve, e lasciarsi andare”. Una verità quasi banale, se vogliamo, ma non usuale, soprattutto se chi viene colpito dall’amore ha già superato i cinquant’anni. E Maria è tra questi: mezza età, sposata da venticinque anni e con una figlia con la quale ha rotto i rapporti perché scappata con il miglior amico del marito.
La morte dell’anziana presso la quale lavorava come domestica, la costringe a trovarsi un nuovo lavoro e Maria viene assunta all’Accademia delle Belle Arti di Parigi. L’ambiente nuovo, eccitante, frenetico e pulsante di vita le riaccende quella fiamma che la monotona vita matrimoniale (il marito è un portoghese noioso illanguidito solo dal fado) pareva aver spento. In realtà, Maria all’Accademia conosce Hubert, storico custode, che come lei è intrappolato nella realtà comoda ma stretta di un luogo di lavoro dove è praticamente nato e dal quale non si è mai staccato. Maria e Hubert sono come due fiori appassiti e il loro incontro li rinvigorirà e farà riscoprire quei sentimenti che il tempo aveva narcotizzato. Ma sarà sufficiente l’amore a scompigliare quello che il tempo ha sedimentato?
Maria e l’amore di Lauriane Escaffre e Yvonnick Muller è una deliziosa commedia romantica che riesce a superare la prevedibilità di alcune situazioni grazie a una scrittura onesta e alla grazia dei due protagonisti: Karin Viard (La famiglia Belier) e Gregory Gadeboi (È andato tutto bene). Perché se è vero che l’assunto iniziale è il motore di tutto il film, solo la bravura dei due interpreti può rendere la storia credibile. Le trasformazioni che l’amore porta nei due protagonisti passa nei loro occhi, nei gesti, nei cambi di voce e solo se due attori sono grandi, tutto questo può avvenire.