Raccontare il potere e il suo impatto sugli uomini si può fare in molti modi. Locarno75 ha deciso di presentare in Concorso nello stesso giorno il lavoro politico e estetico di Sokurov, Fairytales (il confronto nell’aldilà dei grandi dittatori del XX secolo) e quello italiano di Francesco Lagi, Il pataffio. Il paragone tra i due, puramente ideale e allo stesso tempo improponibile, è però una delle suggestioni che un festival permette di fare e di legare gli spettatori nella stessa giornata. Una bella provocazione, senza dubbio.
Per raccontare la politica e il potere il film italiano in concorso torna indietro nel tempo riportandoci a un Medioevo mediato dalla letteratura e dal cinema (Brancaleone prima di tutti, ma anche Pasolini e tutta quella genia di film scollacciati degli anni Settanta), popolato da straccioni, poveri e affamati al soldo o a servizio di presunti regnanti. Protagonista della storia, tratta dal romanzo omonimo di Malerba, è Bertocchio, figlio di uno stalliere che assurge a un farlocca titolo nobiliare dopo aver sposato (per mero interesse) la giovane nobile Bernarda. Nella dote della donna vi è un maniero sperduto che i nostri, insieme a un esercito scalcinato, un prete e un consigliere, vanno a prendere possesso. Arrivati al diroccato castello scopriranno presto che di ricchezza non vi è neppure l’ombra, ma solo rovine, terre aride, poche bestie smunte e un gruppo di villani affamati e senza lavoro. Quindi impossibilitati a pagare quei dazi agognati da Bertocchio. A capo dei villani troviamo Mignone, antagonista del neo nobile, che organizza una sorta di resistenza contro le immediate prepotenze di Bertocchio e con il quale finirà a sedersi allo stesso tavolo per trovare una soluzione a una situazione che di fatto è sotto gli occhi di tutti, ma difficile da vedere.
Il pataffio è un film ambizioso che mira in alto, puntando sia su un gruppo di attori di buon livello (Musella, Mastandrea, Tirabossi, Gassman), sia su un’ambientazione anomala per il nostro cinema e anche sulle caratteristiche che hanno reso unica la commedia all’italiana. Non tutto funziona bene, ammettiamolo, perché la sceneggiatura sbanda qui e là, ma il risultato finale è quello di un film con una personalità e dignità rare nel cinema italiano attuale.