A distanza di 20 anni torna al cinema un secondo film dedicato al celebre libro per bambini di Chris Van Allsburg, Jumanji - Benvenuti nella giungla è a tutti gli effetti un sequel e al tempo stesso un reboot per le nuove generazioni. Si parte da dove eravamo rimasti con la scatola del gioco lasciata su una spiaggia e recuperata da un giovane passante. Il meccanismo di sviluppo è praticamente identico al precedente, l'unica cosa che lo differenzia e lo aggiorna è aver trasformato, senza che ne venga spiegato il motivo o il passaggio, un gioco da tavola in un videogame interattivo. Per pura casualità cinque giovani si trovano a vivere un'avventura con i propri Avatar nel videogame Jumanji, utilizzando una console trovata nella palestra della scuola da pulire a causa di una punizione del preside. Nel videogame hanno a disposizione tre vite per superare i livelli e poter completare la loro missione e quella del gioco: salva il mondo di Jumanji da un tiranno che li perseguita e rimettere la pietra magica nel posto da dove era stata tolta. Inizia così per i ragazzi diventati adulti nel gioco un'avventura poco emozionante e avvincente, per niente spettacolare e al quanto prevedibile anche nel finale.
Tra i tanti difetti e problemi che Jumanji 2 ha, sia visivo che narrativo, stupisce la scelta del cast alquanto discutibile e a tratti inappropriata, sia per i giovani attori nella vita reale sia per quelli più celebri nel videogame capitanati dal sempre muscolare e ripetitivo Dwayne Johnson. Il vero spirito d'avventura ed evasione che aveva caratterizzato il primo film, qui dovrebbe essere scatenato dalla volontà dei protagonisti nel riportare la pietra di jumanji, tale fattore però non decolla mai, l'elemento action è ridotto all'osso e il film si trascina per due ore con dialoghi prolissi e fondamentalmente inutili, con gag puerili e interazione tra i personaggi come in un classico gioco di ruolo fatto di abilità e punti deboli.
Visivamente il film non regala momenti memorabili, se si esclude l'inseguimento con i rinoceronti che richiama il primo, inoltre la regia di Jake Kasdan è minimale e manca di entusiasmo e personalità. I collegamenti con la pellicola del 1995 sono praticamente nulli e si percepisce la mancanza di un vero traghettatore come fu Robin Williams, a cui ci si affezionava dal primo momento: nel secondo secondo capitolo nessuno riesce ad essere neanche lontanamente parente di quel personaggio, neanche i due attori più noti come Jack Black e Dwayne Johnson. Un film inutile, pensato in modo dozzinale a tratti anche noioso, da dimenticare.