Era il 1969. Sembra una vita fa eppure è poco meno di mezzo secolo. Era il 1969 quando l’uomo mise il piede per la prima volta sulla Luna: il sogno di Jules Verne che si avverava, il sogno di tutti gli uomini che diveniva realtà. Una realtà per la prima volta non solamente narrata o mediata dalle fotografie, ma vissuta in diretta televisiva: il primo grande evento di massa che fece trattenere il respiro a tutto il mondo nello stesso istante. L’atterraggio sulla Luna è un momento, un frame, un attimo, indelebile, vero, ma solo un attimo. Quello che ci racconta First Man, il bellissimo film di Damien Chazelle, è la storia di tutto ciò che dietro quell'attimo non siamo mai riusciti a vedere né a immaginare. Cioè una storia di uomini, delle loro famiglie, dei loro figli e dei dolori e delle gioie che li hanno resi tali, perché di uomini si tratta cioè roba di carne, nervi, sudore, non un’immagine proiettata e lontana.
Neil Armstrong ha poco più di trent’anni quando decide di lasciare l’aviazione civile e partecipare al progetto della Nasa per la conquista dello spazio. Un tumore gli ha portato via la figlia più piccola e il dolore per la perdita ha provato a seppellirlo in fondo a un cuore grande. Con la moglie Janet e il figlio Eric si trasferisce a Westwood per entrare a far parte del progetto Gemini che un giorno lo porterà a lasciare le orme sul suolo lunare. Ma la strada dalla Terra alla Luna risulta ben più lunga di quella celeste e, soprattutto, affastellata di fallimenti e morti che solo il coraggio di un uomo gli permette di superare per entrare a pieno diritto nella storia.
E’ la spettacolarità dei sentimenti la caratteristica principale di questo film umano e intimista. E la bellezza della storia è esaltata maggiormente proprio dal conflitto tra il coraggio di vivere un’impresa epica, temeraria, al limite dell’irresponsabile e la paura di lasciarsi andare alle emozioni più elementari che la vita di tutti i giorni ti presenta davanti. Ryan Gosling è bravo a sfruttare la sua mimica limitata per rappresentare un uomo proiettato nell'universo ma chiuso al prossimo, capace di regalare una bellissima dichiarazione d’amore finale con il semplice gesto di una mano.