Siamo nell'estate del 1981, nella campagna cremasca, un periodo in cui le giornate passano lente e languide in attesa che “l’estate finisca”, per dirla con le parole di Elio, uno dei protagonisti della storia. Elio, come ogni anno, trascorre nella bella villa di famiglia le giornate assolate immerso in un intellettuale ozio produttivo: letture di libri, passeggiate in bicicletta e sonate al pianoforte. E come ogni anno, il padre, docente di archeologia all'università, invita a casa uno dei suoi studenti migliori per passare l’estate con la sua famiglia. Quest’anno è la volta di Oliver, affascinante ventiquattrenne americano, che non impiegherà molto a sedurre un po’ tutti i componenti la famiglia, ma più di ogni altro Elio. Giorno dopo giorno la fascinazione si trasformerà in attrazione e poi in amore. L’amore di un’estate che finirà per segnare entrambi in modo indelebile.
Chiamami col tuo nome, tratto dal romanzo omonimo di André Aciman e trasformato in sceneggiatura da James Ivory (Camera con vista), nelle mani di Luca Guadagnino (Io sono l’amore e A bigger splash) diviene un’opera delicata e raffinata dal sapore internazionale, come pochi registi italiani riescono a realizzare. Una cinepresa mai invadente segue le calde giornate estive dei due protagonisti crescendo con loro e con il loro sentimento. Ma la bellezza della storia non è solamente nel racconto pudico di un amore omosessuale, quanto piuttosto nel come quest’amore viene vissuto dalla famiglia: i genitori di Elio, solo apparentemente distaccati, sono invece quanto di più presente e vivo ci si possa augurare dalle persone che più ti stanno vicino. Vero che siamo all'interno di un ambiente colto (in famiglia si parla inglese, francese e italiano) e tollerante, ma la comprensione (o anche solo il muto assenso) sono qualcosa di più.
E’ un bel film Chiamami col tuo nome perché riesce, allo stesso tempo, ad essere qualcosa di molto moderno e originale ma anche un omaggio al cinema (Antonioni, in primo luogo) e alla letteratura del passato (Le storie ferraresi di Giorgio Bassani). Ed è bello perché è un’opera che finalmente permette a Luca Guadagnino, a oggi più apprezzato all'estero che da noi, di esprimersi in modo maturo, mettendo in evidenza tutto il talento di cui dispone.