Maradona al cinema: due pellicole che raccontano il Pibe de Oro

Nei giorni in cui Napoli festeggia il quarto scudetto della sua storia, vi consigliamo due pellicole che parlano di Maradona, il trascinatore dei partenopei a fine anni Ottanta.

Due scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana: questi i “pochi” trofei messi in bacheca dal Napoli nell’era di Diego Armando Maradona. Diciamo pochi perché il Pibe de Oro ha vestito la maglia partenopea per ben sette stagioni, tra il 1984 e il 1991, lasciando sicuramente un bellissimo ricordo in città, ma contestualmente un po’ di amarezza perché in effetti qualcosa in più si sarebbe potuta vincere.

Maradona esulta dopo un gol
Maradona al cinema (Cinetvlandia.it)

Nei giorni in cui a Napoli si festeggia il quarto tricolore, il secondo in tre anni, forse il più bello da ricordare per l’emozione di averla spuntata per un solo punto sull’Inter, vogliamo ricordare proprio Maradona, ma vogliamo farlo recensendo due pellicole, un documentario e un film di finzione, che raccontano la vita, gli eccessi e i sogni di un campione che è venuto a mancare molto giovane, ad appena 60 anni, maestro di genio e sregolatezza.

Maradona di Kusturica: un documentario sull’impegno politico e sociale di Diego

Nella storia del calcio mondiale, quella romantica e non viziata dalla montagna di soldi che ci girano intorno, ci sono due gol che rappresentano ben più di una vittoria storica, ma il senso di rivalsa di un popolo al termine di un periodo complesso. Si tratta della doppietta che Diego Armando Maradona mise a segno contro l’Inghilterra: il primo gol è conosciuto come quello della mano di Dio, perché arrivo in maniera furbesca, con un tocco evidente ma non visto da arbitro e guardalinee.

Maradona e Fidel Castro
Maradona di Kusturica (Cinetvlandia.it)

Un gol così oggi verrebbe prontamente annullato in sala VAR, mentre c’è ben poco da annullare guardando il secondo, in cui come noto Maradona segnò dopo aver dribblato praticamente tutta la squadra inglese. Quel gol diventa il perno intorno al quale ruota il documentario su Maradona del regista Emir Kusturica, col ritmo incalzante di God Save The Queen a fare da sottofondo musicale e il Pibe de Oro che diventa un fumetto che alla fine “buca” la regina Elisabetta.

Quella doppietta, infatti, per il popolo argentino segnò la propria rivalsa dopo la tragica guerra delle Isole Falkland, ma non è il solo fatto politico che il documentario prova a raccontare. Quello di Kusturica, infatti, è un film proprio sul Maradona politico, legato a Fidel Castro e attento ai problemi del mondo, anticapitalista e critico nei confronti del neoliberismo. Ma è anche un film su un Maradona privato che è assolutamente da scoprire.

Marco Risi prova a raccontare Maradona in un film di finzione

Se la pellicola di Kusturica è del 2008, un anno prima, c’è un regista italiano che prova a girare – secondo noi anche centrando il risultato – un film di finzione sulla vita di Maradona. Si tratta di Marco Risi, figlio d’arte e da sempre attento al cinema d’inchiesta, che realizza Maradona – La mano de Dios, in cui il Pibe de Oro è interpretato da Marco Leonardi. L’attore nato a Melbourne da genitori originari della Locride si trova a fare i conti col suo terzo film sul calcio.

Marco Leonardi in una scena del film Maradona - La mano de Dios
Marco Leonardi interpreta Maradona (Cinetvlandia.it)

Incredibilmente, il personaggio che ne viene fuori è una via di mezzo tra quello che aveva interpretato nel 1987 nel film Ultimo minuto di Pupi Avati e quello interpretato nel 1995, quando è Quintino in Viva San Isidro!, pellicola direttamente tratta da un romanzo breve di Pino Cacucci. Il Maradona di Marco Risi – e Marco Leonardi – non è una macchietta, ma è un personaggio davvero profondo, ma che risulta anche molto ironico.

Come in Fortapasc, dove Risi aveva raccontato del giornalista Giancarlo Siani, una grande attenzione viene riservata alla colonna sonora, che passa da Disco Inferno di The Trampps a Je so’ pazzo di Pino Daniele, con in mezzo anche Heart of glass di Blondie. Con questo film, Marco Risi celebra non solo il campione, con le sue luci e le sue tante ombre, ma anche gli anni Ottanta, che sembra quasi ricordare con grande affetto.

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